Cina, Taiwan e Usa si scontrano per il controllo del mercato dei semiconduttori

crisi cina taiwan semiconduttori

Le crescenti tensioni tra Cina, Taiwan e Usa potrebbero essere motivate non solo da interessi nazionalistici e geopolitici. Alla base ci sarebbe anche un altro obiettivo: il controllo di una risorsa sempre più preziosa, i semiconduttori. Taiwan ne è il principale produttore mondiale. Ma una eventuale invasione cinese dell’isola avrebbe come conseguenza immediata il blocco della produzione con effetti disastrosi. Dopo la crisi delle materie prime e dell’energia legata alla guerra in Ucraina un’altra minaccia incombe sull’economia globale: un lockdown tecnologico.

Negli ultimi anni la fabbricazione dei semiconduttori si è sempre più spostata verso Taiwan. Oggi sull’isola si realizza il 63% della produzione di semiconduttori su scala globale. Qui ha sede la Tsmc (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company), l’azienda leader del settore, capace da sola di detenere il 54% di tutte le quote di mercato del mondo. Perlopiù, tutte le società che producono hardware e dispositivi tecnologici, si riforniscono a Taiwan, per i wafer necessari al funzionamento delle schede grafiche, dei processori e dei microchip. Tsmc è uno due produttori al mondo che dispone di fonderie in grado di produrre gli avanzatissimi e richiestissimi chip a 5 nanometri. L’altro è Samsung. Ma l’azienda taiwanese si appresta a battere la concorrenza lanciando sul mercato una versione più avanzata a 3 nanometri.

La Cina produce appena il 6% dei semiconduttori su scala globale. La produzione non è sufficiente nemmeno a soddisfare le richieste del mercato interno che dipende per oltre il 90% dalle importazioni dall’esterno e quindi da Taiwan. Il governo cinese nel 2014 aveva varato un programma per finanziare una catena nazionale di produzione di circuiti integrati. Ma il progetto si è arenato a causa di una serie di scandali legati alla corruzione e alla gestione dei fondi. Dopo aver speso 30 miliardi di dollari senza ottenere i risultati sperati, la Cina potrebbe cambiare strategia e intensificare gli sforzi per arrivare a un controllo politico di Taiwan. Nell’immediato, però, una eventuale invasione cinese porterebbe ad una interruzione della produzione di semiconduttori. Durante il conflitto si scatenerebbe una crisi economica globale forse peggiore di quella innescata dal lockdown.

A complicare ulteriormente i rapporti tra Cina e Taiwan sono intervenuti gli Stati Uniti. Anche gli Usa dipendono in parte dai semiconduttori taiwanesi e, preoccupati dalle mire espansionistiche cinesi, hanno espresso il loro sostegno al governo democraticamente eletto a Taipei. Inoltre hanno iniziato a spingere per la realizzazione di nuovi impianti produttivi in America in modo da aumentare la capacità di produzione nazionale. Il Congresso degli States ha emanato il “Chips and Science Act” per controllare i finanziamenti che vengono assegnati ai produttori di semiconduttori. Il programma federale americano mette a disposizione investimenti per 52 miliardi di dollari ma le aziende che li ricevono si devono anche impegnare per 10 anni a non destinare a Cina e Russia la produzione di chip più avanzati di 28 nanometri. Tmsc è una delle aziende che beneficiano delle sovvenzioni statunitensi. Ha già avviato la costruzione di un impianto produttivo in Arizona del valore di 12 miliardi e sta valutando la possibilità di espandere il progetto in corso sul territorio americano. In base all’accordo con gli Usa però non potrà più fornire i chip tecnologicamente avanzati alle aziende cinesi.

Syen s.r.l. | Cod. fiscale e Part. IVA: 02314170263 | Iscrizione Ufficio Registro di TREVISO | Num. REA: TV-202803 | Capitale sociale: € 10.400,00 I.V.

credits farmerbit